BASILICA SAN MARCO

Frati Domenicani

GIROLAMO SAVONAROLA

Girolamo Maria Francesco Mattia Savonarola, questo il suo vero nome, è nato a Ferrara il 21 settembre 1452 e morto a Firenze il 23 maggio del 1498. Nel corso della sua esistenza, è stato predicatore, politico e religioso. Apparteneva all’ordine dei domenicani e professava un modello di governo popolare largo per la Repubblica Fiorentina dopo la cacciata della famiglia dei Medici. Ancora oggi, viene considerato come una delle personalità più importanti della città di Firenze del Quattrocento. Ecco cosa c’è da sapere sulla sua vita.

Come già detto in precedenza, la nascita di Girolamo Savonarola risale al 1452 a Ferrara, a quei tempi una delle città italiane più importanti. Era il terzo figlio del mercante Niccolò di Michele della Savonarola e della nobile Elena Bonacolsi. La famiglia era originaria di Padova e decise di stabilirsi a Ferrara intorno al 1440. Molto importante era la figura del nonno Niccolò, noto medico e autore di numerosi testi di medicina. Girolamo fu quindi educato da una personalità profondamente religiosa e influenzato molto nel suo pensiero politico e sociale. L’avo era anche un notevole cultore della Bibbia, molto austero e di costumi semplici. Fu proprio Niccolò a insegnare a Girolamo le arti della grammatica e della musica, mentre il futuro domenicano si sarebbe avviato da solo verso la passione per il disegno.

Alla morte del nonno, Girolamo fu affidato al padre per proseguire nella sua educazione. Niccolò di Michele della Savonarola aveva intenzione di dirigerlo verso la professione medica, che però lui abbandonò all’età di soli 18 anni per iniziare a studiare teologia. Infatti, col passare degli anni, Girolamo stava iniziando a mostrare una forte inclinazione nei confronti dello studio della filosofia. Già all’età di 20 anni, aveva mostrato alcune doti fuori dal comune nell’arte della scrittura, mettendo rapidamente in mostra un notevole senso religioso. I testi De ruina mundi e De ruina Ecclesiae non fecero altro che porre in evidenza un desiderio di critica che andava ben oltre i preconcetti del suo tempo. Secondo Girolamo, la terra era ormai oppressa da vizi diventati impossibili da rimuovere. Destò critiche molto aspre l’opinione in base alla quale la Roma papale sarebbe stata da accostare all’antica e corrotta città di Babilonia.

A soli 23 anni, scappò dal focolare domestico e si diresse verso Ferrara, con l’obiettivo di approfondire il proprio impegno nella teologia. Iniziò ad avvicinarsi alla Chiesa di Sant’Agostino, situata a Faenza, per poi andarsene di casa il 24 aprile del 1475 presso il convento bolognese situato a San Domenico. Girolamo si rese conto che quella sarebbe stata la sua strada, all’insegna della fede e della predicazione senza alcun limite. Sulla sua vocazione, molto probabilmente avrebbe influito una notevole decadenza dei costumi di quel periodo. Inviò una lettera molto veemente alla propria famiglia, sottolineando la sua preferenza per la religione perché testimone della miseria senza fine degli esseri umani. Dagli stupri agli adulteri, dalla superbia eccessiva alle ruberie, ogni aspetto di una società all’insegna della violenza brutale e dell’olio più cieco era diventato oggetto di studio per Girolamo Savonarola. Per tali ragioni, quest’ultimo decise di vivere da uomo libero e rinunciò all’idea di sposarsi e creare una famiglia, con l’obiettivo di vivere nella pace più assoluta. In un contesto simile può essere inquadrata la scelta di rifugiarsi nella religione in tutte le sue forme.

Nel 1475, Girolamo divenne novizio e ricevette l’abito talare dal priore Giorgio da Vercelli. L’anno dopo divenne subdiacono e, nel 1477, fu ordinato come diacono. Nel giro di poco tempo, i suoi superiori lo promossero a predicatore. Per essere all’altezza e conoscere al meglio il proprio argomento, continuò a studiare teologia, anche con l’aiuto del maestro Pietro da Bergamo, un teologo tra i migliori del suo tempo. Quindi, si diresse verso Reggio Emilia e fu nominato rettore nel convento fiorentino di San Marco. Quindi, si trasferì definitivamente a Firenze, chiamato da Lorenzo il Magnifico con l’intercessione del filosofo Pico della Mirandola.

Ed ecco che ebbe inizio una nuova fase della vita di Girolamo Savonarola. La Firenze della fine del quindicesimo secolo era guidata dalla famiglia dei Medici, che gli affidarono il compito di esporre le Sacre Scritture presso il convento di San Marco e di predicare dalle chiese locali. La sua predicazione presso il pulpito della chiesa di San Lorenzo non fu apprezzata dalla gente, anche a causa di un accento romagnolo fin troppo marcato. Secondo quanto confermato proprio dagli scritti di Girolamo, il pubblico sopportava mal volentieri anche i contenuti stessi delle sue invettive.

Secondo il religioso ferrarese, era necessario un cambiamento radicale nei costumi per evitare castighi divini di ogni genere. A poco a poco, la sua posizione divenne molto nota e osteggiata da numerose personalità del luogo, con invettive all’insegna della critica molto aspra alla corruzione di chiesa e società. Savonarola era in grado di esprimere discorsi dall’efficacia molto veemente, aggiungendo anche profezie e minacce in grado di rafforzare le proprie tesi. Girolamo predisse anche la punizione per l’Italia con l’avvento presso il territorio dello Stivale di un guerrafondaio simile a Ciro di Persia.

Verso la fine del Quattrocento, la forza religiosa del Savonarola aveva raggiunto i suoi apici. Lui visse in un periodo storico molto particolare per Firenze. Dopo la morte di Lorenzo il Magnifico, grande esempio di diffusione di cultura e letteratura e appassionato di arti in tutte le loro forme, al suo posto sopraggiunge Piero de’ Medici. Quest’ultimo era però considerato un inetto dal popolo del tempo e la scelta di dare alcune casseforti importanti al re di Francia Carlo VIII non contribuì a migliorare la sua reputazione. La città fiorentina decise così di liberarsi di lui. Nacque la nuova Repubblica di Firenze, datata al 1494 e guidata inizialmente da Girolamo Savonarola. Essa sarebbe andata avanti anche dopo la morte del religioso stesso e fino al ritorno a Firenze della famiglia dei Medici, intorno al 1512.

Per alcuni anni, Savonarola fu il capo della Repubblica e diede un nuovo impulso alla vita dei cittadini locali. La sua predicazione contro corruzione e ricchezza fu seguita dal rinnovamento della città. Importanti furono le sue riforme sociali, con la realizzazione di consigli cittadini per riorganizzare Firenze sotto gli aspetti politico e amministrativo. Si affidò ai notabili per stabilire alcune norme, mentre altre videro la presenza di un Consiglio aperto anche a un massimo di oltre 3000 persone. Savonarola affidò al Consiglio anche il potere legislativo. Fu una vera e propria rivoluzione per quel periodo storico, avvalorata anche da leggi contro la ricchezza eccessiva e a favore della sobrietà e del rigore morale.

Girolamo Savonarola promulgò una serie di riforme fiscali osteggiate dai benestanti fiorentini. Il suo obiettivo principale fu quello di ridurre al minimo le diseguaglianze, introducendo un’imposta progressiva sul reddito e sulle proprietà territoriali. A poco a poco, la società di Firenze iniziò a odiare Savonarola, con i cittadini più ricchi e quelli che volevano la risalita della famiglia dei Medici pronti a osteggiarlo con qualsiasi mezzo. Gli Arrabbiati e i Palleschi erano le fazioni che andavano contro i suoi ideali, mentre i Piagnoni, ossia coloro che desideravano l’instaurazione di una nuova Firenze, erano dalla sua parte.

Il conflitto con la chiesa cattolica fu senz’altro un tema molto importante nelle invettive di Savonarola. Il frate fu bloccato dal pontefice Alessandro VI tramite la sospensione delle sue predicazioni. Girolamo non voleva assolutamente cambiare idea. Anzi, le sue critiche si fecero ancora più aspre, senza alcuna pietà nei confronti dell’opulenza senza confini della chiesa locale. Il 1497 fu l’anno della scomunica di Girolamo Savonarola. Neanche questo atto estremo fermò il politico ferrarese, nonostante il ritorno dei Medici stesse per diventare realtà.

 

Fra Bartolomeo, Ritratto di Savonarola
Fra Bartolomeo, Ritratto di Savonarola
Nel 1498, Savonarola avrebbe dovuto camminare su carboni ardenti per dimostrare di essere nella grazia di Dio. Girolamo non prese parte alla prova a causa della pioggia. Sarebbe stato un esempio chiaro di quanto gli intenti del religioso sarebbero stati giusti. Gli arrabbiati aggredirono Girolamo fisicamente e lui si consegnò alle autorità locali. Fu processato e condannato a morte tramite impiccagione presso la centralissima Piazza della Signoria, per poi essere bruciato insieme ad altri due preti. Le opere di Girolamo furono considerate come libri proibiti, per poi essere riammesse nella Chiesa dopo diversi secoli.

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